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il medio-evo era codesto lo spettacolo favorito delle corti, e l'esercizio prediletto dei guerrieri, non solo tra gli Spagnuoli, ma anco tra gli Arabi; e gli uni e gli altri gareggiavano nell'arena toresca come sul campo di battaglia. Isabella la Cattolica volle proibire le corse dei tori, perchè, avendone vista una, le aveva fatto orrore; ma i molti e potenti partigiani dello spettacolo la distolsero dal mandare ad effetto quel disegno. Dopo Isabella, le corse presero un grande incremento. Carlo V stesso uccise di propria mano un toro nella piazza maggiore di Valladolid; Ferdinando Pizzarro, il celebre conquistatore del Perù, fu un torero valente; il re Don Sebastiano di Portogallo colse nell'arena più d'un alloro; Filippo III fece abbellire il circo di Madrid; Filippo IV vi combattè; Carlo II protesse l'arte; sotto il regno di Filippo V, si costrussero, per ordine del Governo, parecchi circhi; ma l'onore di torear apparteneva sempre esclusivamente alla nobiltà; non si toreaba che a cavallo, e con cavalli bellissimi, e però non si spargeva altro sangue che quello del toro. Solamente verso la metà del secolo scorso l'arte si estese al popolo, e sorsero i toreros propriamente detti, artisti di professione, che combattevano a piedi e a cavallo. Il famoso Francisco Romero de Ronda perfezionò il toreo a piedi, introdusse l'uso di uccidere il toro, faccia a faccia, con la spada e la muleta, e fissò le regole dell'arte. D'allora in poi lo spettacolo diventò nazionale e il popolo vi accorse con entusiasmo. Il re Carlo II lo proibì; ma la sua proibi-