Pagina:De Amicis - Spagna, Barbera, Firenze, 1873.djvu/213

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madrid. 207

La processione sboccò nel Prado e si diresse verso il Monumento. I viali, i campi, i giardini erano pieni di popolo. Le signore ritte nelle carrozze, sulle seggiole, sui sedili di pietra, coi bambini tra le braccia; gente sugli alberi e sui tetti; a ogni passo, bandiere, iscrizioni funebri, elenchi delle vittime del 2 di maggio, poesie appiccicate ai tronchi delle piante, giornali listati di nero, stampe rappresentanti episodi della strage, ghirlande, crocifissi, tavolini con vassoi per limosine, candele accese, ritratti, statuette, giocattoli pei ragazzi coll'immagine del Monumento; per tutto ricordi del 1808, emblemi, segni di lutto, di festa, di guerra. Gli uomini quasi tutti vestiti di nero; le donne in gran gala, con lunghi strascichi e il velo; frotte di contadini accorsi da tutti i villaggi, coi loro panni festivi; e in mezzo a tutta questa folla un gridìo assordante di acquaiuoli, di guardie, di ufficiali.

Il Monumento del 2 maggio, che sorge nel punto dove furon fucilati il maggior numero degli Spagnuoli, benchè non abbia un valore artistico pari alla fama, è, — per servirmi d'una parola da strapazzo ma significativa, — imponente. È semplice, nudo, e al parer di molti anche pesante e sgraziato; ma arresta lo sguardo e il pensiero, anche di chi non sappia che cosa sia; a prima vista, si capisce che in quel luogo dev'essere accaduto alcun che di tremendo. Sopra un rialto ottagonale di granito con quattro gradinate, s'innalza un grandioso sarcofago di forma quadrata, munito d'iscrizioni, di stemmi, e d'un bas-