Pagina:De Amicis - Spagna, Barbera, Firenze, 1873.djvu/223

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madrid. 217

Tutti gli spettatori s'alzarono e cominciò una rumorosa conversazione; i vincitori sghignazzando, i vinti bestemmiando, e gli uni e gli altri discutendo i meriti dei galli e le vicende della lotta: — Buena pelea!Buenos los gallos!Los gallos malos!No valen nada!No entiende Usted!Cállese Usted!Buenos!Malos!

Sentarse, caballeros! — gridò il presidente; tutti sedettero e cominciò un'altra lotta.

Io diedi un'occhiata al campo di battaglia, ed uscii. Qualcuno esiterà a crederlo: quello spettacolo mi fece più orrore che la prima corsa dei tori. Non avevo idea d'una ferocia così crudele; non credevo, prima di vedere, che una bestia, dopo averne reso impotente un'altra, potesse torturarla, martoriarla, straziarla in quel modo, coll'accanimento dell'odio e colla voluttà della vendetta; non credevo che il furore d'una bestia potesse giungere al segno di presentare il carattere della più forsennata malvagità umana. Oggi ancora, ed è trascorso tanto tempo, ogni volta che ricordo quello spettacolo, volto involontariamente la testa da un lato, come per fuggir l'orrenda vista del gallo moribondo; e non mi accade mai di metter le mani sovra una ringhiera, senza ch'io abbassi gli occhi coll'idea di vedere il suolo sparso di penne e di sangue. Se andrete in Spagna, seguite il mio consiglio:

«State contente, umane genti, ai tori