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enormi, con cortili angusti ed oscuri. Camminai un pezzo senza incontrar nessuno, fin che riuscii in una delle strade principali, tutta fiancheggiata da botteghe e piena di contadini, di donne, di ragazzi; ma poco più larga d'un corridoio ordinario. Ogni cosa è proporzionato alla strada: le porte paion finestre, le botteghe paion nicchie, e vi si vedon dentro tutti i segreti della casa: la tavola apparecchiata, i bambini in culla, la madre che si pettina, il padre che si cambia la camicia; tutto è lì sulla strada; non par di essere in una città, ma in una casa abitata da una sola grande famiglia. Svolto in una strada meno frequentata, non vi si sente il ronzìo d'una mosca, il mio passo risuona fino al quarto piano degli edifizii, qualche vecchierella fa capolino alla finestra. Passa un cavallo, par che passi uno squadrone: tutti s'affacciano a guardar che cosa segue. Il più leggero rumore echeggia in ogni parte; un libro che cade in una stanza al secondo piano, un vecchio che tosse in un cortile, una donna che si soffia il naso non so dove; si sente tutto. In qualche punto cessa ad un tratto ogni rumore, siete soli, non vedete più segno di vita: son case da streghe, crocicchi da congiure, chiassuoli da tradimenti, angiporti da delitti, finestrine da colloquii d'amanti infami, porte sinistre che fanno sospettare scale macchiate di sangue. Ma pure in tutto questo laberinto di strade non ce n'è due che si somigliano; ognuna ha qualcosa di proprio; qui un arco, là una colonnetta, più oltre una scultura; Toledo è un emporio di tesori d'arte; per poco