Pagina:De Amicis - Spagna, Barbera, Firenze, 1873.djvu/371

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siviglia. 365

ranze, le più illustri famiglie di Siviglia facevano a gara per averla in casa; ora non vive che coi suoi libri e con poche amiche.

Ai tempi degli Arabi, Cordova aveva il primato nella letteratura, Siviglia nella musica; Averroes diceva: — Quando a Siviglia muore un dotto e si voglion vendere i suoi libri, si mandano a Cordova; ma se a Cordova muore un musico, i suoi strumenti si mandano a vendere a Siviglia. — Ora Cordova ha perduto anche il primato letterario, e Siviglia li ha tutti e due. Non son più i tempi, certo, in cui un poeta, cantando le bellezze d'una fanciulla, faceva accorrere intorno a lei, da tutte le parti del regno, una folla d'innamorati; e un principe invidiava un altro principe, solo perchè era stato fatto in sua lode un verso più bello di quanti ne fossero mai stati ispirati da lui; e un Califfo premiava l'autore d'un bell'inno con un regalo di cento cammelli, d'uno stuolo di schiavi e d'un vaso d'oro; e una ingegnosa strofa improvvisata a tempo scioglieva dalle catene uno schiavo o salvava la vita a un condannato a morte; e i musici passeggiavan per le strade di Siviglia con un corteggio da monarchi, e il favore dei poeti era cercato come quello dei re, e la lira era temuta come la spada. Ma il popolo sivigliano è pur sempre il popolo più poeta della Spagna. Il frizzo, la parola amorosa, l'espressione della gioia e dell'entusiasmo sgorgano dalle sue labbra con una spontaneità e una grazia che seduce.