Pagina:De Amicis - Spagna, Barbera, Firenze, 1873.djvu/406

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400 granata.


"Fra un minuto!"

All'osteria daccapo, e un terz'ovo, e poi alla diligenza: "Si va?"

"Fra mezzo minuto!"

Questa volta tirai un moccolo da far rabbrividire, ricorsi all'osteria, inghiottii un quart'ovo e un bicchier di vino, e mi slanciai di corsa verso la diligenza. Ma fatti appena dieci passi, mi sentii mancare il respiro, e mi fermai coll'ovo a mezza gola. In quel punto schioccò la frusta. — Aspettate! — urlai con una voce rantolosa, agitando le mani come un uomo che affoghi.

"Que hay?" (che c'è?) domandò il vetturino.

Non potei rispondere.

"Se le ha quedado un huevo en la garganta!" (Le è rimasto un uovo nella gola) rispose per me uno sconosciuto.

Tutti i viaggiatori diedero in uno scoppio di risa, l'ovo andò giù, risi anch'io, raggiunsi la diligenza che partì subito, e ripreso ch'ebbi fiato, feci ai miei compagni di viaggio il racconto delle mie disgrazie, che li esilarò e gl'impietosì più che non avrei osato sperare dopo quella crudele risata sul mio strangolamento.

Ma le mie disgrazie non eran finite. Uno di quei sonni irresistibili, che mi saltavano addosso a tradimento nelle lunghe marcie notturne in mezzo ai soldati, mi prese tutt'a un tratto, e mi torturò fino alla stazione della strada ferrata, senza ch'io potessi dormire un momento. Credo che una palla da