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saragozza. 35


Le città e i villaggi che si vedono nell’attraversar la Catalogna alla vólta dell’Aragona, son quasi tutti popolati e floridi, e circondati di case industriali, di opifici, di edifizi in costruzione, onde in ogni parte si vedono sorgere di là dagli alberi dense colonne di fumo, e ad ogni stazione è un via vai di contadini e di negozianti. La campagna è una successione alternata di colte pianure, di amene colline, di vallette pittoresche, coperte di boschi e dominate da vecchi castelli, fino al villaggio di Cervera. Qui si cominciano a vedere ampie distese di terreno arido, con poche case sparpagliate, che annunziano la vicinanza dell’Aragona. Ma poi, all’improvviso, si entra in una ridente vallata, coperta d’oliveti, di vigneti, di gelsi, di alberi fruttiferi, sparsa di villaggi e di ville; si vedon da un lato le alte cime dei Pirenei, dall’altro le montagne aragonesi; Lerida, la gloriosa città dai dieci assedii, schierata lungo la sponda della Segra, sul pendio d’una bella collina; e tutt’intorno una pompa di vegetazione, una varietà di prospetti, un colpo d’occhio stupendo. È l’ultima veduta della campagna catalana; dopo pochi minuti s’entra in Aragona.


Aragona! Quante vaghe istorie di guerre, di banditi, di regine, di poeti, d’eroi, d’amori famosi ridesta nella memoria questo sonoro nome! E qual profondo senso di simpatia e di rispetto! La vecchia, nobile ed altera Aragona, sulla cui fronte brilla il