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408 granata.


un gran sorso di quest’aria; mi par che debba contenere non so che germi arcani che infusi nel sangue allunghin la vita; è un’aria che odora di gioventù e di salute."

"Ecco la porta," esclamò il Gongora.

Mi voltai come se m’avessero punto in un fianco, e vidi pochi passi dinanzi a me una grossa torre quadrata, di color rosso cupo, coronata di merli, con una porta arcata, sopra la quale si vedono scolpiti una chiave ed una mano.

Interrogai il mio duca, il quale mi disse che quella era l’entrata principale dell’Alhambra, e che si chiamava la porta della Giustizia perchè sotto quell’arco i Re arabi solevan pronunziare le loro sentenze. La chiave significa che quella porta è la chiave della fortezza, e la mano simboleggia i cinque principali precetti dell’Islam: orazione, digiuno, beneficenza, guerra santa e pellegrinaggio alla Mecca. Un’iscrizione araba attesta che l’edifizio fu costrutto quattro secoli or sono dal sultano Abul Hagag Jusuf, ed un’altra che si legge tuttora sulle colonne dice: «Non c’è altro Dio che Allah, e Maometto è il suo profeta! Non v’è potere nè forza fuori di Allah!»

Passammo sotto la porta e continuammo a salire per una strada incassata, fin che ci trovammo sulla sommità della collina in mezzo a una spianata ricinta d’un parapetto e sparsa di piante e di fiori. Io mi voltai subito verso la valle per godere il colpo d’occhio; ma il Gongora mi afferrò pel braccio e mi fece guardare dalla parte opposta. Ero dinanzi a un grande