Pagina:De Amicis - Spagna, Barbera, Firenze, 1873.djvu/435

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granata. 429


di neve, bianche fino a poche miglia dalle porte di Granata, bianche fino ai colli dove giganteggiano i melagrani e le palme, e si spiega in tutta la sua splendida pompa una vegetazione quasi tropicale. S’immagini ora sopra questo immenso paradiso, che racchiude tutte le ridenti grazie dell’oriente e tutte le più severe bellezze del settentrione, che sposa l’Europa all’Affrica tributando all’imeneo tutte le più belle meraviglie della natura, e che manda al cielo confusi in un solo tutti i profumi della terra, s’immagini sopra questa valle beata il cielo e il sole di Andalusia, che volgendo al tramonto, tinge d’un divino color di rosa le cime, e di tutti i colori dell’iride e di tutti i riflessi delle più limpide perle azzurrine i fianchi delle montagne della Sierra; e frange i suoi raggi in mille sfumature d’oro, di porpora e cinerine, nelle roccie che coronan la pianura; e declinando in mezzo a un incendio di raggi, getta, come un saluto, una corona luminosa intorno alle torri pensierose dell’Alhambra e ai pinnacoli inghirlandati del Generalife; e si dica se si può dare al mondo qualche cosa di più solenne, di più glorioso, di più innebriante di questa festa amorosa del cielo e della terra, dinanzi alla quale da nove secoli trema di voluttà e palpita di orgoglio Granata.

Il tetto del mirador de la reina è sostenuto da piccole colonne moresche fra le quali si stendono degli archi schiacciati che danno al padiglione un aspetto stranamente capriccioso e gentile. Le pareti sono dipinte a fresco, e vi si vedono lungo i fregi