Pagina:De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu/41

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l'italia a bordo 37

tava la vista da tutte le parti, a brevissima distanza dal bordo; tutti gli ufficiali stavano all’erta; il Comandante, ritto sul palco di comando, mandava sotto ordine su ordine, di piegare dall’uno o dall’altro lato; la macchina a vapore gittava ogni momento la sua voce d’allarme, una specie d’urlo rauco e lamentevole, come l’annuncio d’una disgrazia. E a destra, a sinistra, davanti, di dietro, rispondevano altri suoni rauchi e sinistri di piroscafi invisibili, alcuni lontani che parevano ruggiti di leoni dell’Africa, altri vicinissimi, come di piroscafi che fossero sul punto d’investirci, altri radi e fiochi, altri fitti e affannosi come grida umane che minacciassero e supplicassero insieme. E ad ogni suono, tutti i mille e seicento passeggieri, affollati e ritti in coperta, si voltavano vivamente di là donde il suono veniva, con gli occhi spalancati, trattenendo il respiro, e molti accorrevano da quella parte, dando colore di curiosità alla paura, ma col viso brutto, come aspettandosi di veder apparire la prua d’un colosso che ci venisse sopra. Non si sentiva una voce in quella moltitudine, non si vedeva un viso che sorridesse. Istintivamente le famiglie si stringevano, molti s’andavano affollando vicino alle lance sospese, altri adoc-