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38 sull'oceano

chiavano di traverso i salvavite appesi qua e là, tutti volgevano alternatamente gli occhi al comandante, come all’immagine d’un santo protettore, e diritto davanti a sè, su quella nebbia malaugurosa, che poteva nasconder la morte. Uno solo pareva indifferente sul cassero di poppa, ed era il mio vicino di tavola, l’avvocato, seduto con le spalle al mare, che leggeva; e già stavo per ammirare il suo eroismo; ma subito mi disingannai, osservando che il libro gli ballava tra le mani la più allegra danza che possa mai ballare un bicchiere di zozza nel pugno d’uno sbornione condannato. E quella musica funerea di segnali durò più d’un’ora, e con essa il silenzio pauroso a bordo, e quell’andare lentissimo del piroscafo, come d’un esploratore che s’avanzasse nell’agguato d’una flotta nemica. Un’ora eterna. Infine non si sentì più che qualche suono lontano, il piroscafo cominciò a correre più rapido, e il comandante, scendendo dal palco col fazzoletto alla fronte, diede il segnale della liberazione. Giravamo allora intorno al Capo Spartel, e il Galileo faceva la sua entrata nell’Atlantico, in mezzo a uno sciame saltellante di delfini, salutati dagli emigranti con un concerto di grida e di fischi.