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rancori e amori 111


mondo, che mostrava sulla collottola una lunga striscia rossa. Anche su quello lì correva una voce: si diceva ch’egli fosse un antico capitano marittimo, un cane, e quel segno rosso, la traccia d’un tentativo d’impiccagione l’atto dai suoi marinai, molti anni addietro, in alto mare. Il crocchio diede in una risata, per cui l’“impiccato„ si voltò. E oramai quel soprannome gli sarebbe rimasto. Già ce n’erano altri in corso. A un passeggiere che non parlava con nessuno, perchè aveva il naso a becco e le orecchie ad ansa di una certa testa dell’Uomo delinquente del Lombroso, era stato posto il nomignolo di “incendiario.„ Il francese sospetto del Figaro si chiamava addirittura il ladro. E un altro, non so perchè, era designato comunemente col titolo di Direttore della società di spurgo inodoro. Alla prima occasione, peraltro, facendo conoscenza, gli uni stringevano la mano agli altri da buoni amici. — To’ — disse a un tratto l’agente.— La svizzera e il toscano sono scomparsi! Scappo sotto a dare un’occhiata. — Gli osservai che quello che sospettava era impossibile, perchè sotto c’eran le cameriere. — Al contrario! — rispose. — Sentinelle avanzate per annunciar l’arrivo del nemico: con uno sbruffo! — E scappò. Io cercai