Pagina:De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu/121

Da Wikisource.

rancori e amori 117


razione di alcun diritto legale, e ogni sera alle dieci, puntuale e inesorabile come il vecchio Silva, compariva con la lanterna alla mano, e cominciava a girare per tutti gli angoli, a sciogliere amplessi e a troncar colloqui amorosi, dicendo ogni cinque passi: — A letto! A letto, donne! A letto, ragazze! — Era una scena delle più comiche. Le coppie resistevano; separate qui, s’andavano a riattaccare più in là, tra il macello e il lavatoio, all’ombra della cambusa, dietro ai gabbioni, nei passaggi coperti, in tutti i luoghi dove non battesse il lume d’un fanale. E il povero gobbo ritornava sui suoi passi, ripetendo pazientemente; — Andemmo, donne! Andemmo, figgie, che l’è ôôa! — Qualche volta, per ingraziarsi le renitenti, diceva: — Andemmo, scignóe! — A capo d’un quarto d’ora, le donne sfilavano in processione, in mezzo a due ali d’uomini, come a una passeggiata di gala, e sparivano l’una dopo l’altra, per le porticine dei dormitori, giù nel ventre del bastimento. Alcune tornavano indietro a porgere ancora una volta i bimbi al bacio del marito, o a stringere e ristringere la mano ai nuovi amici; altre si soffermavano a chiamare i ragazzetti rimasti indietro; — Gioanniiin! — Baccicciiin! — Putela! — Picciriddu! — Piccinitt! — Gennariello! — e