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stridente. Da due giorni essa aveva preso a scimmiottare la signorina veneta, e faceva distribuzione di confetti e frutta ai ragazzi. Ma, Dio mio! aveva l’aria d’una ispettrice, il sorriso rassegato; e mentre con la mano porgeva il dolce, con l'occhio si guardava dai contatti: tutta la sua persona rivelava la borghesuccia impastata d’invidia per chi le sta sopra e di disprezzo per chi le sta sotto, capace di commettere una vigliaccheria per entrare in relazione con una marchesa, e di dimezzare il pane ai figliuoli per strascicare del velluto sui marciapiedi. I piccini accettavano, ma le occhiate che le tiravano i grandi esprimevano la più cordiale avversione. Mentre la seguitavo con gli occhi in mezzo alla folla, vidi venire innanzi, con la sua ragazzina, quella tal signora “decaduta„ delle terze classi, che il Commissario m’aveva indicato nei primi giorni: malandata di salute peggio d’allora, e resa più miserevole all’aspetto da un vestito di seta nera sciupato e sgualcito. Ci sono delle piccole umiliazioni nella sventura che fanno più pietà della sventura stessa. Tutte e due, madre e ragazza, timidamente, chi sa dopo quanta esitazione, s’accostarono a uno dei cernieri dell’acqua dolce, e vergognandosi un poco, dopo essersi guardate intorno, si chinarono a succhiare