Pagina:De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu/203

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il dormitorio delle donne 199


ancor più misera cosa, con quell'immagine d'un corruccio dell’oceano che pareva minacciasse lei sola. Eppure non si può dire che vita, che gaiezza improvvisa spandesse sulla solitudine sconfinata quella umile insegna dell’umanità: pareva che il mondo abitato ci si fosse avvicinato in un tratto. L’ufficiale si fece portare le bandierine dell’alfabeto nautico, e appuntò il cannocchiale. Quando fummo più vicini, il legno a vela salutò per il primo con la bandiera.

Il Galileo rese il saluto.

Allora cominciò tra il piroscafo e il veliere un dialogo affrettato, che l’ufficiale traduceva a voce per noi, e che gli emigranti seguitavano con gli occhi, in silenzio, come se capissero.

Era un bastimento italiano, tenuto là immobile dalle calme equatoriali.

Per prima cosa, disse il nome dell’armatore: Antonio Paganetti.

Poi: — proveniente da Valparaiso, diretto a Genova.

— Da quanti giorni in viaggio?

— Da due mesi.

— Da quanti giorni fermo?

— Da diciotto.

Quello pittin! (Quel poco!) — esclamò l’ufficiale.