Pagina:De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu/212

Da Wikisource.
208 sull'oceano


o che se non altro le spiegazioni che ne davano fossero puri sforzi di fantasia, e che tutto rimanesse un gran mistero per tutti. Una gran parte avrebbero creduto piuttosto ai tre monaci leggendari dell’Asia che da quindici secoli camminano diritto davanti a sè cercando il luogo dove nasce il sole. E sconfortava il pensare che un migliaio forse di quei mille e seicento cittadini d’uno dei paesi più civili d’Europa non avevano intorno alla terra e al cielo cognizioni più larghe nè più esatte di quelle che si sarebbero ritrovate cinque secoli or sono in altre mille persone della stessa classe, e che v’è forse, al mondo una certa quantità irriducibile d’ignoranza, che si può comprimere, come una massa d’acqua, e piegare a mille forme diverse, ma non scemar di volume.


Non importa: il passaggio dell’equatore era una festa per tutti, specialmente per la distribuzione straordinaria ch’era stata annunziata, di tre litri di vino per rancio; ed anche perchè, avendo il comandante dato l’ordine di aprire la stiva e di lasciar pigliare i bagagli, era per molti una vera gioia di poter rifornirsi di roba e rimestare un poco i propri cenci, conciati in modo miserando dall’umidità della zona tro-