Vai al contenuto

Pagina:De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu/236

Da Wikisource.
232 sull'oceano

una certa voce bianca, e delle note di testa graziosissime, che a sentirle a occhi chiusi sarebbero parse d’una bimba. Veduto lo strano effetto acustico che m’aveva fatto una sera il nome dello Stato di Jujuf, pronunciato in quella maniera, essa andava cercando per gioco altri nomi indiani di monti e di fiumi del suo paese, che mi ripeteva man mano, ridendo della mia maraviglia. Ringuiririca, Paranapicabà, Ibirapità-mint. Parevan trilli d’usignuolo.


Per loro il viaggio dall’America all’Europa era come per noi una gita da Genova a Livorno: l’avevan già fatto più volte: poiché, sia qual si voglia il sentimento che hanno di sé e il concetto che hanno di noi. l’Europa è sempre per loro l’antica madre, la grande patria del loro intelletto, e li attira. Il deputato, poi, contava già otto viaggi transatlantici, di modo che la rete dei suoi amori doveva stendersi oramai sovra una selva di bastimenti. E ancor giovane aveva il passato d’una lunga vita, anche come uomo pubblico, poiché prima dei trent’anni (doveva toccare i quaranta) era già stato redattore capo di un grande giornale, alto impiegato d’un Ministero, direttore d’una Banca, e inviato dal governo a Parigi con un incarico finanziario.