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letto, e passavan davanti alle mogli costumate con un certo ghigno da schiaffi, dandosi l’aria di signore: un’infamia; che cosa ci stava a fare a Genova la questura? Ma l’avevano amara soprattutto con quello scimmione di negra dei brasiliani, che non veniva che all’ora dei pasti, e la sera, ma che aveva acceso un vero vulcano di passionacce: pareva impossibile, dicevano, con quella nappa rincagnata e quel fetore di caprone; e tutti dietro e intorno, come cani in fregola, a fiutare quel sudiciume, e lei ci sguazzava. Già per essa due mariti erano andati a un pelo dal pigliarsi a pugni, e all’uno la moglie aveva fatto una scenata che s’era intesa fin dalla macchina, all’altro la sua aveva ammollato un sonoro manrovescio, ch’egli aveva puntualmente restituito, riserbandosi a pagare gl’interessi in America. La grossa bolognese, almeno, serbava un certo decoro, voleva portare intatto nell’altro mondo, diceva il Commissario, il suo nome di ragaza unesta: si buccinava bensì che avesse il cuore ferito da un emigrante svizzero, e la sua condotta notturna era dubbiosa; ma di giorno, tra la gente, serbava una dignità d’arciduchessa, tanto più dignitosa, anzi, e più sprezzante, quanto più cresceva intorno a lei l’insolenza delle supposizioni