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z’ora, che mi parve eterna. Passò fra gli ultimi, lentamente, il frate dal viso di cera, colle mani infilate nelle maniche. Poi passò il drappello degli svizzeri col berretto rosso. E come Dio volle, fu finita.

Allora, dal primo vaporino arrivato salì sul piroscafo un branco di gente, parenti ed amici dei passeggieri, che si sparpagliarono a prua e a poppa, cercando con lo sguardo e chiamando per nome le persone; e cominciò da ogni parte un grande scambio di baci, d’abbracci e di saluti. Tre signori s’avvicinarono al supposto “ladro„ e mentre noi ci aspettavamo che l'arrestassero, tutti e tre si scappellarono e s’inchinarono profondamente, e l’uno disse: — Monsieur le ministre... — Caspita! Tutti rimasero stupiti. A giudicar le persone dai connotati! Ma l’attenzione di tutti fu attirata subito altrove da una scena penosa. Un giovanotto messo bene, e bello, ma antipatico, corse incontro ai miei due vicini di camerino, che si slanciarono tutti e due insieme verso di lui, esclamando: — Attilio! — Ma a due passi di distanza s’arrestarono, aspettando ch’egli scegliesse l’uno o l’altro da abbracciar pel primo, come se quella preferenza dovesse essere l’espressione d’un