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rancori e amori 91


d’appartarsi per tener dei discorsi arrischiati, e che di là, come da un focolare di malcontento, dovessero muovere le proteste contro il vitto e le congiure contro il regolamento. Si vedevan delle facce ardite e scure, e degli atteggiamenti di bravi in riposo. Dovevan essere tutti celibi, o di quegli emigranti che lasciano a casa la moglie, dopo due o tre anni di matrimonio: categoria molto numerosa, o perchè sian spinti a emigrare dai bisogni nascenti della famiglia, o perchè, fatto il primo esperimento della vita coniugale, e seccatisi, ne vogliano uscire per quella via. In un crocchio, riconobbi il vecchio lungo che aveva mostrato il pugno alla patria la sera della partenza: un tipo di avventuriere scarno, con gli occhi accesi, con certe corde del collo che gli volean crepare la pelle, vestito d’un logoro gabbano verde, che pareva uno spoglio di commediante: scoperto il capo, con le ciocche grigie al vento. E parlava forte, con accento toscano, gesticolando con l’indice in alto. Intesi, girando alla larga, la parola pagnottisti, e ricevetti tra capo e collo una guardataccia a fendente, che mi fece allungare il passo. Vicino alla boccaporta del molinello, sonava un piccolo pifferaro; ma il vento si portava via le note, e nessuno gli badava. Alcuni,