Pagina:De Cesare - Roma e lo Stato del Papa I.djvu/100

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82 capitolo v.

vertimenti maggiori erano la caccia alla volpe, il lunedì e il giovedì, e le passeggiate nelle ville suburbane, e singolarmente a villa Borghese e a villa Pamfili, due volte la settimana. I saloni erano aperti, ma non ai balli e assai meno ai grandi conviti. Borghese riceveva la domenica, dalle nove alle undici della sera e vi s’incontravano più tonsurati che cravatte bianche. Il principe Doria riceveva i venerdì di primavera nei giardini di villa Panfili, e la principessa Sciarra nella sua villa al Gianicolo. Dopo il sesto giorno della quaresima, fiorivano i discorsi sull’eloquenza dei predicatori, tra i quali portavano ordinariamente il primato quelli del Gesù, di San Lorenzo in Damaso, della Minerva e di S. Carlo al Corso, dove nel 1852 aveva predicato un giovine canonico di Città di Castello, chiamato don Antonio Belli, che fu più tardi vescovo di Terni. Il bisogno di distrarsi, più ancora che di far penitenze e di pregare, faceva accorrere nelle chiese uno stuolo di eleganti dame e di giovani signori. É bastava seguire quelle cerimonie, per incontrarsi sempre, negli stessi luoghi, con le stesse persone, dalla visita alle stazioni della via crucis, fino ai misereri della settimana santa nelle basiliche.

Un altro pio costume era quello della visita delle sette chiese, dal quale si prendeva occasione per passare una deliziosa giornata in campagna, e la visita alle catacombe. Nelle parrocchie si predicava il catechismo per una settimana, e durante la predica, osterie e caffè dovevano rimanere chiusì per due ore. Le nobili dame facevano gli esercizi spirituali al Caravita; le guardie nobili, in grande uniforme, alla Madonna del Carmine e alle Tre Cannelle; a San Luca, gli studenti d’arte, e gli altri al Collegio Romano; i professori dell’Università all’Apollinare, i prelati a San Giovanni e Paolo, e i preti in altri monasteri. I forestieri non cattolici, ai quali questa vita doveva riuscire noiosa, ne profittavano per visitare Tivoli, Ostia, i castelli, e i più ricchi spingevansi sino a Napoli, ma per le feste della settimana santa eran tutti di ritorno.