Pagina:De Cesare - Roma e lo Stato del Papa I.djvu/251

Da Wikisource.

diplomazia e congresso di parigi 233

che la lega non era un’utopia, come pareva che a Napoli si ritenesse. Il Baldasseroni, confermando quanto aveva asserito il Gennarelli in vari suoi scritti polemici, pubblica il contenuto della nofa verbale, in cui sono definiti gli scopi della lega, che erano due: «la conservazione dei governi coalizzati, dando, con l’unione delle forze rispettive, a tutti ed a ciascuno di loro la solidità e il vigore necessario per impedire il male, e procurare il bene dei propri paesi; e la garanzia della sicurezza e tranquillità delle popolazioni, all’ombra di governi forti ed insieme paterni».

Si voleva ad ogni costo il consenso di Napoli; e poichè il Granduca trovavasi in quella città, i membri della conferenza dettero al Baldasseroni l’incarico di recarvisi, e tentare l’ultimo sforzo, non tanto col Re, quanto col ministro degli affari esteri, Giustino Fortunato, che si sapeva contrario a quel progetto. E qui sarà bene riferire le parole del Baldasseroni: «Nel presentare alla Maestà Sua quel disegno, fu bene spiegato come non fosse, se non che uno schema da discutersi, e che intanto portava la soscrizione di tutti i ministri convenuti in Roma, per dare così una prova, che l’affare era iniziato col concorso di tutti, e con fiducia di portarlo concordemente a termine. S. M. accolse favorevolmente l’officio; prese particolare interesse al disegno esibitole, ed il Granduca potè nutrire più che una ragionevole speranza dell’adesione dell’augusto suo cognato. Non fu così presso il ministro degli affari esteri, marchese Giustino Fortunato, che rimase coerente alle considerazioni per le quali, fin dal principio, si era mostrato non equivocamente mal disposto verso la lega, non sapendo trovar luogo ove potesse esserne parlato, nè soggetto, che per conto del Regno potesse prendervi parte. Il marchese Fortunato riposa nella quiete del sepolcro, e questa circostanza non ci permette riprodurre qualche episodio, almeno singolare, nelle comunicazioni avute con lui. Ma quello che abbiamo accennato spiega il vero motivo, per cui il progetto sostanzialmente aborti, sebbene per rendere meno inofficiosa la repulsa, si strascicassero per qualche tempo e per scritto alcune trattative che non potevano condurre a resultato alcuno. Il governo delle Due Sicilie volle persistere nella sua politica di abituale