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266 capitolo xiv.

nente e rimpianto uomo di Stato, come chiusa di quel colloquio, che fu l’ultimo avuto con Pio IX, scrisse nei suoi Ricordi: «Così finì il dialogo del quale, assai più che del primo, posso dire non essere la mia relazione che uno scheletro. Ben ricordo la impressione fortissima che me ne rimase, quando, uscito dall’ udienza, essendo già notte, io scendeva lentamente da quel Colle (San Michele in Bosco, dove il Papa alloggiava) sotto un cielo stellato e nel silenzio che favoriva la meditazione. Ormai le sorti erano gettate; ogni speranza era tornata vana...».


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Devo alcuni ricordi inediti di quei giorni al mio compianto Enrico Panzacchi, allora alunno del collegio San Luigi dei barnabiti a Santa Lucia, dov’è ora la casa di correzione. Egli andò col collegio, a San Michele in Bosco, a salutare il Papa, e ne ricevette un’impressione simpatica per la bontà gioviale di lui, che in un paterno discorso tenuto ai giovani, parlando della vita del convitto, svolgentesi al suono della campana, disse: la campana è la voce del dovere. E il Panzacchi, che fu tra coloro, che assistettero alla benedizione data dal Papa alla guarnigione austriaca, sulla piazza di San Petronio, mi diceva di sentire ancora negli orecchi la voce melodiosa di Pio IX intuonante, nel solenne silenzio, l’adiutorium nostrum in nomine Domini. Egli ricordava pure un faceto episodio della visita del Papa all’ufficio telegrafico, aperto da poco tempo, e comunicante con Modena. Incaricato per le trasmissioni era il vivente Velardino Prendiparte, bolognese. Il Papa assistette alla trasmissione di un telegramma, che diceva: S. S. qui presente manda sua apostolica benedizione. E l’impiegato di Modena, credendo si trattasse di una burla, rispose con scurrili parole, che il Velardini, richiestone dal Pontefice, tradusse con disinvoltura nelle seguenti: Santità, gl’impiegati di Modena umiliano senso di devoto omaggio.

La invadente canicola non impedì al Papa di compiere il programma del suo viaggio, e il giorno 2 luglio parti per Modena, dove si trattenne due giorni; tornato poi a San Michele in Bosco, ne ripartì il 10 per Ferrara, dove le feste furono «stupende e straordinarie», dice un cronista. Fra archi, fiori, sta-