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364 capitolo xix.

della provincia, oltre all’Aventi, facevan parte il dottor Giovanni Gattelli, il dottor Dino Pesci e l’ingegner Gaetano Forlani. Era stato operosissimo negli ultimi due anni, e dipendeva da quello di Bologna, e più particolarmente dal Tanari e dal Casarini. Aveva emesso boni per raccogliere danari destinati agli emigrati, ai volontari, e ai disertori pontifici e austriaci. La stagione teatrale dì quell’anno era stata brillantissima, come in tutte le città delle Legazioni, ricche di teatri, di circoli e di accademie. Si videro risorgere i vecchi corsi del carnevale, e a quello della Giovecca partecipò sfarzosamente la nobiltà. Il movimento liberale trovava un caratteristico favore nel mondo femminile delle quattro provincie, mondo vivace e passionale, non privo di malizie e pieno di seduzioni. Giannina Milli percorreva la Romagna, dando saggi d’improvvisazione, e raccogliendo applausi patriottici. Il 2 aprile dette nella maggior sala del circolo di Ferrara un’accademia, e vi destò tale entusiasmo, che un cronista scrisse: «dalla nostra città, sede delle muse italiane, meritamente venne acclamata sovrana fra gli odierni poeti estemporanei».

In soli nove giorni, dunque, dal 12 al 21 giugno, prima ancora di Solferino, il governo pontificio cessava d’esistere nelle quattro Legazioni, non senza una tal quale filosofia da parte delle autorità. Ma non avveniva così di qua dalla Cattolica, dove le minacciate insurrezioni di Ancona, Jesi, Fano, Urbino e Fossombrone furon domate con poca fatica dall’esercito indigeno, che si ritirava dalla Romagna, e il moto di Perugia fu soffocato nel sangue.


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Perugia insorse il 14, e i particolari di quella insurrezione furono da me narrati in altra opera1. Rivoluzione pacifica, perchè, da parte dell’autorità pontificia, non vi fu ombra di resistenza. Quando si seppe che a Roma si era deciso di riconquistare la città, i capi dell’insurrezione si accorsero che mancavano armi ed uomini, perchè la parte più giovane e vigorosa della cittadinanza era partita per la guerra. Furono chiesti

  1. Il Conclave di Leone XIII e il futuro Conclave. Città di Castello, S. Lapi, 1888.