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le proteste del papa e il congresso 381

mandasse alle Potenze di guarentirgli il possesso del resto, io non dubito dell’immediato ritorno dell’ordine. Allora il Santo Padre assicurerebbe all’ Italia riconoscente la pace per lunghi anni, e alla Santa Sede il pacifico possesso degli Stati della Chiesa.

Vostra Santità, mi piace crederlo, farà giusta ragione dei sentimenti che mi animano; comprenderà la difficoltà del mio stato; interpreterà con benevolenza la franchezza del mio linguaggio, ricordandosi di tutto ciò che ho fatto per la religione cattolica e per il suo augusto capo. Io ho espresso senza riserva tutto il mio pensiero, e l’ho creduto necessario avanti il congresso. Ma prego V. S., qualunque sia la sua decisione, di credere che essa non muterà in nulla la linea di condotta che io sempre ho tenuta verso di Lei.

Ringraziando V. S. dell’apostolica benedizione che ha mandata all’imperatrice, al principe imperiale e a me, io le rinnovo la protesta della mia profonda venerazione.

Di Vostra Santità

Vostro figlio devoto
Firmato: Napoleone.


Palazzo delle Tuileriee, 31 dicembre 1859.


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Prima di decidersi a farla pubblicare nel Moniteur, l’Imperatore aveva esaurita, non solo tutta la sua pazienza, ma la serie dei progetti, che si agitavano nella sua mente. Pareva un uomo affaticato intorno ad un problema insolubile: conciliare la nuova Italia che sorgeva, col papato politico che tramontava; conciliare i ricordi del suo passato rivoluzionario, coi doveri di principe plebiscitario e cattolico, e più con le influenze clericali che si assiepavano intorno a lui. Ogni giorno si presentava alla sua mente un progetto nuovo di accomodamento. Sul finire d’ottobre ne vagheggiò uno, di cui die’ comunicazione al Papa e al re di Piemonte: l’Italia si comporrebbe di parecchi Stati indipendenti e federati, con un sistema rappresentativo e riforme, con regime comune di dogane e monete, con centro direttivo a Roma, e un Consiglio di rappresentanti scelti dai vari sovrani, sopra candidati presentati dalle due Camere; il Papa presidente della Confederazione, ma con l’obbligo di concedere riforme; proclamato il non intervento in quanto si era compiuto nell’Italia centrale; Venezia considerata provincia puramente italiana; Parma e Piacenza unite al Piemonte; la duchessa di Parma sovrana a Modena; la Toscana resa al principe Ferdinando di