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le proteste del papa e il congresso 383

temporale, sia pure ristretta a Roma e al patrimonio di San Pietro, si toglieva ogni speranza di liberazione dal dominio pontificio; e riconoscendosi i fatti avvenuti nelle Legazioni, si veniva a legalizzare quanto la rivoluzione aveva consumato. Epperciò gli uni e gli altri facevano voti che il Congresso andasse in fumo.

Benchè le stesse potenze, che vi avevano aderito, dubitassero della possibilità di venire ad una conclusione positiva, dal momento che il Papa rifiutava perfino di discutere sui fatti compiuti, pure, nell’interesse della pace, e per compiacere l’Imperatore, avevano nominato i propri rappresentanti, e attendevano i primi giorni di gennaio per l’apertura del Congresso. E se non erano pochi in Europa coloro, che pregustavano i dibattiti fra il conte di Cavour e il cardinale Antonelli, che sarebbero stati i personaggi più importanti di quell’assemblea, non mancavano quelli, che temevano potesse il Congresso arrestare il compimento del voto nazionale. L’ex barnabita Alessandro Gavazzi, tornato dal decenne esilio, confutò l’opuscolo del Laguerronière, in un volume pubblicato a Firenze nei primi giorni del 1860 1, e che fu molto letto. Egli ebbe buon giuoco di confutarlo, tanto quell’opuscolo era zeppo di contraddizioni e di assurdità. Però ne traspariva chiaro e fermo il pensiero napoleonico: lasciar Roma al Papa, ed impedire qualunque movimento, che mirasse a strappargliela. E benchè Napoleone III facesse sentire al governo di Torino, che occorreva sconsigliare, e assai meno favorire qualunque tentativo insurrezionale in Roma, il Papa dimostrava coi suoi rifiuti l’assurdità di una risoluzione conciliante, e perciò consigliava il governo di Napoli e il gabinetto di Vienna a chiedere spiegazioni anticipate al governo francese, con dichiarazione, che, se non le avessero avute soddisfacenti, si terrebbero svincolate dall’adesione al Congresso. Non le ebbero, e il Congresso svanì; e Napoleone, che ne aveva lanciata l’idea, dopo Villafranca, la vide sfumare senza rimpianto, e a proposito dell’opuscolo del Laguerronière diceva: io non l’ho scritto, ma convengo in tutto quanto esso

  1. Il Papa e il Congresso dal punto di vista italiano. Pensieri di Alessandro Gavazzi. Firenze, tip. Torelli, 1860.