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54 | capitolo iv. |
valesse il Mezzofanti. Più illustre, fra gli stranieri, il Wiseman, arcivescovo di Westminster, cui la clamorosa conversione e gli scritti avevano data notorietà mondiale.
Ebbe la porpora il vescovo di Gubbio, che si chiamava Giuseppe Pecci; e quando, nel concistoro del 1853, l’ottenne il vescovo di Perugia, vi furono due Pecci nel Sacro Collegio, come vi erano, da un pezzo, due Cadolini e due Riario Sforza, cugini questi, ma neppur parenti i primi quattro. Prevaleva sempre fra i cardinali italiani l’elemento signorile. Pio IX, signore di nascita, fu eletto da un conclave, nel quale erano rappresentate parecchie tra le più antiche famiglie patrizie d’Italia. Le Due Sicilie avevano i Riario, il Pignatelli, il Carafa, il Serra Cassano, l’Acton, il Grassellini e il Villadicani; Roma, il Massimo, il Barberini, l’Altieri e il Falconieri; le Marche, un Castracane; l’Umbria, un Della Genga Sermattei; la Toscana, il Piccolomini; la Lombardia, l’Opizzoni; e la Liguria, il Brignole, lo Spinola e il Fieschi, senza tener conto che vi era il fiorentino Corsi e altri di famiglie patrizie. Pio IX, benchè i tempi venissero mutando, aveva sempre voluto nel Sacro Collegio degli autentici signori, e fu soltanto nel concistoro del 1850, che i quattro italiani, ai quali die’ la porpora, erano schietti borghesi, come il Cosenza, traslato dalla sede di Andria a quella di Capua, il Fornari, il Pecci e il Roberti, divenuto uditore della Camera apostolica da presidente di Roma e Comarca.
Al Fornari successe, come nunzio a Parigi, monsignor Garibaldi, che fu sostituito a Napoli da monsignor Innocenzo Ferrieri, nativo di Fano e figlio di un cameriere: spirito acuto e mordace, che morì cardinale nel 1887, e fu rivale in gioventù di Gioacchino Pecci, che aveva definito avaruccio e orgogliosetto. Un altro concistoro cardinalizio fu tenuto il 15 marzo del 1852. Il Papa concesse la porpora all’arcivescovo di Bordeaux, Francesco Augusto Donnet, a monsignor Domenico Lucciardi, vescovo di Senigallia, a monsignor Girolamo d’Andrea, segretario del Concilio, e a monsignor Morichini, tesoriere generale della Camera apostolica. Riservò due cardinali in petto. Dei nuovi porporati si disse bene. Il Morichini aveva dato in luce, da poco tempo, la sua opera sulle istituzioni di beneficenza in Roma; era stato in gioventù amico di Luigi Napoleone, il