Pagina:De Gubernatis Galateo insegnato alle fanciulle.djvu/11

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chiando di vino la tovaglia, e di bevere tutto d’un fiato, facendo rumore nell’inghiottire; fiutava, leccava il boccone prima di mangiarlo o lo cacciava avidamente in bocca, introducendo il cucchiaio o la forchetta fino al manico. S’asciugava il sudore, si puliva i denti, si faceva vento col tovagliuolo, domandava con insistenza ed in modo prepotente or questa ed or codesta cosa; non si curava se gli altri fossero o no serviti, ed insolentiva o piangeva se non era subito compiaciuta. Ella era la prima a sedersi a mensa, o si faceva aspettare a pranzo mezz’ora per leggerissimi motivi. Poi voleva essere vicina ora all’uno ed ora all’altro dei commensali, si lagnava del posto stretto, stendeva le braccia sulla tavola per prendere da sè o il sale o l’olio, o la bottiglia di vino o d’acqua, passando davanti alle persone, senza chiedere scusa; si muoveva ed alzava da tavola per ogni lieve pretesto, porgeva con impazienza il piatto sudicio a chi glielo doveva cambiare, versando sugli abiti del vicino il brodo od il sugo in esso rimasto. Mangiando più cogli occhi che colla bocca pretendeva grosse porzioni e le lasciava mezze nel piatto; sorbiva prima tutto il brodo della minestra e poi mangiava a grossi cucchiai la parte asciutta. In principio di tavola era vorace e taciturna; in fine diventava ciarlona, chiassosa; o appoggiava le gomita sulla tavola e faceva giochetti col pane, le posate, i bicchieri, le frutta stesse, o si cullava sulla sedia, col rischio