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parte seconda. | 69 |
intorno l’oste a cavallo l’una appresso l’altra; ed i Saracini che conoscevano questo andazzo, entravano nell’oste appresso che il guaraguato a cavallo era passato, e facevano segretamente molti mali e molti micldi. E quando il Re fu di ciò avvertito, egli ordinò che da quell’ora innanzi, coloro che solevano fare il guato a cavallo, sì il farebbono a piede: di che la nostr’oste ne venne poi molto serrata e tenuta sì unita che ciascuno vi s’intrattoccava senza che vi vaneggiasse uno spiazzo solo.
E fummo cosi lungamente a Damiata perchè il Re non trovava punto in suo Consiglio ch’egli dovesse tirar oltre, sino a che fusse venuto suo fratello il Conte di Poitieri, che il vento avea ammenato in Acri come vi ho detto qui davanti, perciò ch’elli aveva con lui tutto il retrobando di Francia. E di paura che li Turchi non si ferissero e traforassero per mezzo l’oste coi cavalli loro, il Re fece chiudere il parco dell’oste di grandi fossati, e sui terragli ci aveano ballestrieri a forza ed altre genti che agguatavano la notte com’io vi ho detto.
La festa di San Remigio fu passata avanti che alcune novelle venissero del Conte di Poitieri e di sue genti; donde il Re e tutti quelli dell’oste ne furono in gran misagio e sconforto, perciò che dubitavansi, noi vedendo venire altrimenti, ch’ellino fusser morti od in grave pericolo. Allora mi sovvenne del buon Decano di Maurù, e raccontai al Legato come per tre processioni ch’egli ci avea fatto fare sulla nave, noi fummo liberati del grande periglio in che eravamo. Il Legato accolse il