Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/152

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88 la sesta crociata.

me gittarono oltre per di sopra le orecchie sue. Di che tantosto mi raddrizzai mio scudo al collo e mia spada in pugno: ed allora si tirò verso me Monsignor Erardo di Esmerè, che Dio assolva, lo quale a somigliante essi avevano abbattuto a terra: e noi ci ritirammo insieme verso una magione, che colà presso era stata guasta per attendervi il Re che veniva, e trovar modo di ricovrare un cavallo. Ed in così che noi ne andavamo a quella magione, ecco qua una gran bandiera di Turchi, i quali venivano sovra noi correndo e passando oltre verso un’altra compagnia di nostre genti che colà presso reggea la puntaglia. Ed in passando essi mi gittano a terra di tal burina che lo scudo m’esce del collo, e mi calpestano per morto, donde guari nonne falliva. E quando furono passati, Messer Erardo mio compagnone mi venne a rilevar su, e cosi potemmo andare sino ai muri di quella magione disfatta. Ed a questi muri si resero a noi Messer Ugo di Iscossato, Messer Ferrante di Loppei, Messer Ranaldo di Menoncorto, ed altri più. E là ci vennero assalire li Turchi in maggior forza da tutte parti: e ne discese una parte d’essi dentro il casalone ove noi eravamo, e lungamente furono battagliando contra noi a la puntaglia e da presso. Allora i miei Cavalieri mi donaro a guardare un cavallo, ch’essi tenevano per paura ch’e’ si fuggisse, e si dettono a difendersi vigorosamente contra li Turchi, ed in tal maniera che grandemente lodati ne furo da alquanti produomini che li vedevano. Là fu ferito Messer Ugo di Iscossato di tre grandi piaghe