Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/163

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parte seconda. 99

a piè, i quali si tenevano alle corde di una tenda, cui essi ammainavano a forza contro molti di nostra gente minuta che la stendevano. Ed il Maestro del Tempio che facea l’antiguarda, ed io corremmo su quella canaglia e la mettemmo a la fuga, sicchè quella tenda dimorò alla gente nostra. Ma non per tanto ci ebbe grande battaglia, nella quale alquanti, ch’erano in burbanza e rinómo, si diportarono molto ontosamente, li nomi de’ quali potrei io ben nomare. Nullameno me ne astengo assai di leggieri, per ciò ch’essi son morti, e mal s’affà a chicchessia il maldire de’ trapassati. Di Messer Guidone Malvicino, vogliovi io invece ben dire, perchè il Connestabile ed io lo rincontrammo in cammino, venendo de la Massora, ben mantenendosi, e sì era egli assai perseguito e pressato da vicino. E già quanto li Turchi aveano da prima ributtato e cacciato il Conte di Brettagna e sua battaglia, com’io vi dissi qui innanzi, altanto nè più nè meno ributtavano e cacciavano essi Monsignor Guidone e sue genti. Ma non meno per ciò ebbe egli grandi lodi di quella giornata, perchè molto valentremente si portò egli con tutta la sua battaglia. E ciò non era punto di meraviglia, perchè io da poi udii dire a coloro che sapevano e conoscevano suo lignaggio e quasimente tutte sue genti d’arme, ch’e’ non ne fallìa guari che tutti i suoi Cavalieri non fussono o di suo lignaggio o suoi uomini di fede ed omaggio ligio, perchè molto più gran cuore e volontà avean essi al lor Capitano, e Maestro.