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102 la sesta crociata.

grande che nullo no le potrebbe istimare, ed haccene nel Reame d’Egitto, ed in quello di Gerusalemme, e per tutte le terre e reami de’ Saracini e scredenti, ai quali essi sono tributarii ed assoggettiti.

Ed al proposito di cotestoro vi dirò io che ho veduto, dopo il mio ritorno d’oltremare, alcuni portanti il nome di cristiano, che tengono la legge de’ Beduini; perchè dicono che nullo non può morire che al giorno determinato senza faglia alcuna. Il che è cosa fallace, poi che tanto io stimo tale credenza, come s’elli volesson dire che Dio non avesse punto di possanza di farci danno od aiuto, e di allungarci od abbreviarci la vita, il che è cosa ereticale. Ma al contrario io dico che in lui debbiamo noi credere, sicch’elli sia onnipossente di tutte cose fare, e così di inviarci la morte tosto o tardi a suo buon piacere; ciò che è drittamente contrario alla credenza de’ Beduini, i quali mantengono loro giorno di morte essere senza faglia determinato senza che sia possibile ch’egli possa essere allungato o abbreviato.


Capitolo XXII.

Di ciò che avvenne dopo che ci fummo riparati agli alloggiamenti.


Per rivenire a mia materia e quella perseguire, dirò come alla sera istessa che fummo ritornati dalla pietosa battaglia di cui ho parlato dinanzi, e che ci fummo alloggiati ne’ luoghi donde noi avevamo gittati ed espulsi li Saracini, le mie genti m’apportaro dalla oste nostra una tenda che il