Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/189

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parte seconda. 125

’l Re dovea rendere al Soldano la città di Damiata, ed il Soldano dovea rendere al Re tutto ’l Reame di Gerusalemme, e simigliantemente gli dovea guardare tutti i malati ch’erano dentro Damiata, e rendergli le carni salate che vi erano, con ciò sia che li Turchi e Saracini non ne mangiassero punto, ed altresì rendrebbono tutti gl’ingegni da guerra del Re, ed esso Re potrebbe inviar cherère tutte le cose sue nel detto luogo di Damiata. Ma di tal parlamento qual fatto uscì? Il Soldano fece inchiedere al Re qual sicuranza darebbe egli del rendergli la Città di Damiata? E a tale inchiesta seguì l’offerta ch’elli distenessero prigioniero l’uno de’ fratelli del Re, o il Conte d’ Angiò o ’l Conte di Poitieri. E di tale offerenda i Turchi non ne vollero, anzi dimandaro in ostaggio la persona stessa del Re. Ma a ciò rispose il buon Cavaliere Messer Gioffredo di Sergines, che giammai non avrebbero li Turchi la persona del Re, e ch’elli amava molto meglio ch’e’ Turchi li avessero tutti appezzati, di quello ch’e’ fusse lor rimprocciato di avere concesso in gaggio il Re Signor loro. E così dimorò il parlamento, e non levò frutto. Tantosto la malattia, donde vi ho davanti parlato, cominciò a rinforzare nell’oste talmente ch’e’ bisognava che i barbieri strappassero e tagliassono ai colpiti di quella laida malattia de’ grossi carnicci che sormontavano sulle gengive in maniera che non si poteva mangiare. Ed era la gran pietà di udir gridare e guaìre per tutti i luoghi dell’oste coloro a chi si tagliava quella carne morta; e ciò mi rendea simiglianza