Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/211

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parte seconda. 147

noi altri fummo a grande misagio, perchè credevamo che di vero Damiata fusse presa.

Il che veggendo il Soldano, e non potendo stornare la malizia ch’era stata cospirata contro la sua persona, se ne fuggì nell’alta torre ch’elli aveva presso della sua camera, di cui vi ho davanti parlato. Ed allora le sue genti medesime della Halcqua abbatterono tutti li paviglioni, ed intornearono quella torre ove egli se n’era fuggito. E di dentro la torre stessa egli ci aveva tre de’ suoi gran Maestri di Religione, i quali aveano mangiato con lui, che gli gridarono ch’e’ discendesse. Al che rispose che volontieri discenderebbe laddove essi lo assecurassero. Ed essi spietatamente soggiunsero che bene il farebbono discendere per forza ed a mal suo grado, e ch’e’ pensasse come non fusse anche a Damiata. E tantosto vanno a gittare il fuoco greco di dentro quella torre, ch’era solamente di abetelle e di tela com’io ho detto davanti. Ed incontanente fu abbragiata la torre, e vi prometto che giammai non vidi falò più bello nè più subitano. Quando il Soldano sentì pressarsi dal fuoco, egli discese per la via del pratello su ricordato, e s’infuggì verso il fiume. E tutto in fuggendo l’uno de’ Cavalieri della Halcqua lo ferì d’una coltella per mezzo le costole, ed egli si gittò con essa la coltella di dentro il fiume. E appresso lui si gittarono intorno a nove Cavalieri, i quali lo finirono in quelle acque assai vicino alla nostra galea. Or quando il Soldano fue morto l’uno de’ detti Cavalieri, che avea in nome Faracataico, fesselo per lo