Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/272

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208 la sesta crociata.

Su, su, andiamo, e corriamo sovra loro. Ed allora ferirono degli speroni, e si assembrarono alla battaglia dell’Imperatore di Persia, la quale era la diretana, e nella quale avea troppo gran pieno di gente per la poca possanza del Conte Gualtieri e della sua schiera. E là ci ebbe d’una parte e d’altra gran quantità di gente uccisa; ma ciò non ostante fu preso il Conte Gualtieri, perchè tutte sue genti si dettero svergognatamente alla fuga, e molti per troppa disperanza e rammaricchio s’andarono a gittare in mare1. E la causa dello sperpero e della disperazione, fu per ciò che l’una delle battaglie dello Imperadore di Persia si venne con tanto isforzo di gente a combattere col Soldano della Cammella, che, sebbene egli si difendesse a gran colpi ed a grandissimi fatti d’arme, pur tuttavia, avendo troppo fievole possanza al contrasto, di due mila Turchi che seco aveva, non gliene rimasero più di ottanta, e forza gli fu ritrarsi al suo castello della Cammella.

E vedendo lo Imperadore di Persia ch’egli avea avuto vittoria, prese in suo consiglio ch’egli andrebbe assediare il Soldano sino nel suo Castello della Cammella, ciò che a suo tempo volle fare. Ma sappiate che male gliene prese, perchè quel Soldano, come bene avvisato e consigliato, appellò le sue genti, e loro rimostrò, e disse: Signori, se noi ci lasciamo assediare, noi siamo perduti: pertanto egli val meglio che noi andiamo correre loro sopra per arte di guerra. E di fatto egli inviò delle sue

  1. Ciò accadde intorno al 1244.