dire di me ch’io era il prossimano del Re, ch’io volessi mostrar loro il buon Re San Luigi. Ed allora io me n’andai di verso il Re, e gli dissi che una gran turba di genti della grande Erminia che andavano in Gerusalemme lo voleano vedere. Ed egli si prese a ridere, e mi disse che le facessi venire davanti a lui. E tantosto gli ammenai quel popolo che videlo molto volentieri, e molto lo onorarono negli atti loro; e poi quando l’ebbono lungamente ammirato, lo accomandarono a Dio in loro linguaggio, ed egli gli accommiatò in Dio similmente. La domane il Re e sua oste si partì ed andammo alloggiare in un luogo che l’uomo appella Passa-pullano, ov’egli ci avea di molte belle acque fontanili, di che nel paese s’irrigano le canne donde viene lo zuccaro. E quando io fui loggiato, l’uno de’ miei Cavalieri che s’era dato la fatica dell’apprestamento, mi disse: Sire, or v’ho io alloggiato molto meglio che ieri non eravate. E l’altro de’ miei Cavalieri che m’avea alloggiato quel giorno innanzi, gli va a dire: Voi siete troppo folle ed ardito quando a Monsignore voi andate a biasmare cosa ch’io ho fatto: e quando ebbe ciò detto, gli salì sopra e lo prese pei capelli. Or quando io scorsi l’oltracotanza di quel Cavaliere che davanti a me avea osato di prendere a capelli un altro mio Cavaliere, andaigli correre sopra, e gli donai un gran colpo di pugno tra le spalle. Lasciò egli allora tosto l’acciuffato, ed io dissi cruccioso all’acciuffatore ch’egli uscisse tosto del mio alloggiamento, e che giammai, così m’aiutasse Dio, egli non ne sarebbe