Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/284

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220 la sesta crociata.

dire di me ch’io era il prossimano del Re, ch’io volessi mostrar loro il buon Re San Luigi. Ed allora io me n’andai di verso il Re, e gli dissi che una gran turba di genti della grande Erminia che andavano in Gerusalemme lo voleano vedere. Ed egli si prese a ridere, e mi disse che le facessi venire davanti a lui. E tantosto gli ammenai quel popolo che videlo molto volentieri, e molto lo onorarono negli atti loro; e poi quando l’ebbono lungamente ammirato, lo accomandarono a Dio in loro linguaggio, ed egli gli accommiatò in Dio similmente. La domane il Re e sua oste si partì ed andammo alloggiare in un luogo che l’uomo appella Passa-pullano, ov’egli ci avea di molte belle acque fontanili, di che nel paese s’irrigano le canne donde viene lo zuccaro. E quando io fui loggiato, l’uno de’ miei Cavalieri che s’era dato la fatica dell’apprestamento, mi disse: Sire, or v’ho io alloggiato molto meglio che ieri non eravate. E l’altro de’ miei Cavalieri che m’avea alloggiato quel giorno innanzi, gli va a dire: Voi siete troppo folle ed ardito quando a Monsignore voi andate a biasmare cosa ch’io ho fatto: e quando ebbe ciò detto, gli salì sopra e lo prese pei capelli. Or quando io scorsi l’oltracotanza di quel Cavaliere che davanti a me avea osato di prendere a capelli un altro mio Cavaliere, andaigli correre sopra, e gli donai un gran colpo di pugno tra le spalle. Lasciò egli allora tosto l’acciuffato, ed io dissi cruccioso all’acciuffatore ch’egli uscisse tosto del mio alloggiamento, e che giammai, così m’aiutasse Dio, egli non ne sarebbe