Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/286

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222 la sesta crociata.

sue genti che il devesse fare, ma ch’egli non ci dovesse punto essere, ed a ciò s’accordò finalmente a gran pena. E fu appuntato che il Conte d’Angiò andrebbe, e Messer Filippo di Monforte, il Sire di Sur Messer Gillio il Bruno Connestabile di Francia, Messer Piero il Ciambellano, ed i Maestri del Tempio e dello Spedale colle loro genti d’arme. E poi sulla notte noi ci armammo, e venimmo un poco appresso la punta del giorno in una pianura ch’era davanti la città di Belinas appellata nelle antiche Scritture Cesarea di Filippo. Ed è sedente quella città sovra una bella fontana che l’uomo appella Gior; e ne’ piani che sono davanti quella città ci ha un’altra molto bella sorgente, che ha in suo diritto nome Dan; e s’inframmischiano insieme i ruscelli di quelle due fontane alquanto lunge dalla città, ed il fiume che se ne fa è appellato unitamente Giordano là ove Gesù Cristo nostro Signore fu battezzato.

Per lo consiglio del Conte d’Angiò, de’ Maestri del Tempio e dello Spedale, e de’ Baroni del Paese fu avvisato che la battaglia del Re, ove io era per allora co’ miei Cavalieri, e coi quaranta Cavalieri Sciampagnesi che il Re mi aveva di già dato a bailire, andremmo ad interporci tra la città ed il castello; Messer Gioffredo di Sergines ed i produomini del Paese che erano con noi tenterebbono la città a man sinistra; gli Spedalieri a man destra; ed il Maestro del Tempio e sua compagnia, insisterebbono sulla via che noi altri della prima battaglia avremmo battuto. E adunque ciascuno s’ismosse a