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parte seconda. | 231 |
Corte di Roma, intra gente cosi disleale come ci ha1. Ma io vi dirò, mia intenzione è di dimorare ancora un anno appresso voi in Acri, per dispendervi tutti li miei danari a farvi acchiudere ed accerchiare il sobborgo, affinchè, quando ne sarò così tutto scusso, non mi possa venir uomo a impugnare di rimbrotti, e di accuse, quasi n’abbia fatto civanzo. Ed io, dipartendomi, il confortai che mettesse adunque ad effetto la sua intenzione.
Quando io fui ritornato di verso il Re la dimane comandò che mi armassi co’ miei Cavalieri, e quando fummo tutti armati venni a lui chiedendogli che gli piaceva ch’io facessi; ed egli allora mi disse ch’io menassi la Reina e’ figliuoli suoi sino a Sur, là per ove ci avea ben sette leghe: e di ciò non lo volli punto disdire non ostante che gran periglio ci fusse a passare, perchè non avevamo noi allora notte e giorno nè tregua nè pace, nè cogli Egiziani nè con quelli di Damasco. Con tutto ciò noi partimmo e venimmo la mercè di Dio tutto in pace e senza alcuno impedimento in Sur anzi l’otta del sonno. Tantosto appresso il Patriarca ed i Baroni del Paese, i quali lungamente avevano accompagnato il Re, veggendo ch’elli aveva accerchiata Saetta di grandi mura, e fatte fare grosse torri, e fosse iscavare di dentro e di fuora, se ne vennero a lui, e gli resero umilmente grazie e lodi dei grandi beni, onori, e piaceri che loro avea fatti nella Santa Terra; perchè egli vi avea fatto rimurar di nuovo
- ↑ Si possono vedere le Poesie del Beato Iacopone da Todi, e segnatamente le così dette Satire.