Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/307

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parte seconda. 243

E sovra questo disparere ci tenne il Re il mercoledì e il giovedì, senza che nullo lo potesse fare accordare a discendervi. E il venerdì, come il Re era assiso su l’uno de’ seggi della nave, egli mi appellò, e mi domandò consiglio s’egli si doveva discendere, o no. Ed io gli dissi: Sire, e’ mi sembra che voi deggiate discendere senza fallo, perchè una fiata Madama di Borbone salita in questo porto medesimo non si volle discendere, anzi si rimise sopramare per andare ad Acquemorte: ma ella a suo gran disagio dimorò ben sette e più settimane sul mare per lo tempo che vi durò contradioso. E adunque il Re a mio consiglio s’accordò di discendere a Yeres, dondel a Reina e la Compagnia furono molto paghi e gioiosi.

Nel Castello di Yeres soggiornammo il Re, la Reina, i figliuoli loro e noi tutti domentre che si procacciavano de’ cavalli per venircene in Francia. L’Abbate di Cluny, che fu dappoi Vescovo d’Oliva, inviò al Re due palafreni, l’uno per lui, l’altro per la Reina; e dicevasi allora ch’e’ valevano bene ciascuno cinquecento lire. Or quando il Re ebbe accettati que’ due bei cavalli, Messer lo Abbate richiesegli ch’elli potesse parlare con lui la dimane toccante li suoi affari. Ed il Re glielo ottriò. E quando venne il domani, lo Abbate parlò al Re, il quale lo ascoltò lungamente ed a gran piacere. E quando quello Abbate se ne fu partito, io domandai al Re s’egli soffrirebbe ch’io volessi conoscere da lui qualche cosa; ed egli mi rispose che sì. Adunque io gli domandai: Sire, non è egli forse vero che voi avete ascoltato