Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/78

Da Wikisource.

fai, nè giovinezza: fai poco, siccome fu avvertito d’innanzi.


Capitolo IV.

Di due insegnamenti che ’l Re mi diede.


Qui appresso udirete uno insegnamento che il buon Re mi diede a conoscere. Era il tempo in che si rivenìa d’oltremare e si stava tutto dinanzi l’isola di Cipri, quando per uno vento, che l’uomo appella Garbino, il quale non è punto l’uno dei quattro venti maestri regnanti in mare, ecco che la nostra nave urtò e donò un gran colpo ad uno rocco talmente che li marinai ne furono tutti perduti, e disperati, stracciandone loro robbe e loro barbe. Di che il buon Re salì fuori del letto tutto scalzato, non avendo più che una cotta, e si andò a gittar in croce davanti il Corpo prezioso di Nostro Signore, come colui che non ne attendea che la morte. E tantosto appresso s’appaciò il fortunale, e la nave surse disimpedita e rigallò come in giolito. Alla dimane mi appellò ’l Re e mi disse: Siniscalco, sappiate che Dio ieri ci ha mostro una parte di suo gran podere, poiché uno di que’ venti piccolini, che a pena gli sa uomo nominare, ha pensato annegare il Re di Francia, sua donna, suoi figliuoli e famiglia. E dice Santo Anselmo che ciò è una minaccia di Nostro Signore, altresì come s’egli volesse dirci: Ora vediate e conosciate che, s’io l’avessi voluto permettere, ne sareste stati tutti sommersi. Al che è da rispondere: Sire Iddio, e perchè ne minacci tu? se la minaccia che tu ne fai non è punto per