Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/94

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31 la sesta crociata.

gran tradigione, che se il Re li volesse inviare contra esso Conte, andrebbono bensì al comandamento, ma non vi menerebbero con loro che due Cavallieri ciascuno, affinchè più agiatamente il Conte potesse vincere il buon Re Luigi e sua Madre che era donna di strania nazione come avete udito. Ed in così che que’ Baroni promisero al detto Conte di Brettagna, e così fecero: ed ho udito dire a molti che il Conte avrebbe distrutto e soggiogato il Re e sua Madre, se non fusse stata l’alta di Dio che giammai non gli fallì. Perchè, come per permissione divina, al grande bisogno ed alla grande strettezza del buon Re, il Conte Tebaldo di Sciampagna si sentì ismosso a voler soccorrerlo1, e di fatto si partì con ben trecento Cavallieri molto bene in punto di battaglia, ed arrivarono a buon ora colla grazia di Dio. Sicchè per lo soccorso di quel Conte di Sciampagna convenne al Conte di Brettagna rendersi al suo Signore ed a lui gridare mercè. Ed il buon Re, che nudamente ne appetiva vendetta, considerò che la vittoria avutane era stata per la possanza e bontà di Dio ch’avea promosso il valente Conte di Sciampagna a venirlo vedere, e ricevve quello di Brettagna a mercè, ed allora andò il Re securamente per le sue terre.

E qui è a dire siccome talvolta insorgano in alcune materie delle incidenze, le quali pur si deggiono

  1. Questi è quel Conte Tebaldo di Sciampagna che, al dire di taluno, in Bianca di Castiglia riverì la Regina ed amò la Dama, sicchè potè lasciarne scritto un cronista:
    Maintes paroles en dist en
    Comme d’Iseut et de Tristan.