Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/97

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parte seconda. 33

e fu la cosa tanto menata in trattato d’una e d’altra parte, che, per lo appuntamento d’essa pace, il Conte Tebaldo di Sciampagna promise prendere a donna la figliuola del Conte Piero di Brettagna. E fu la giornata assegnata a ciò fare, e che si devesse la damigella ammenare per le sponsalizie ad una Badìa de’ Fratelli Predicatori che è presso Casteltierry, in una villa che l’uomo dice Valserra. Ed, in cosi com’io intesi dire, il Conte Piero di Brettagna coi Baroni di Francia, che gli erano quasi tutti consorti, si partirono insieme per voler la damigella ammenare al Munistero di Valserra; e mandarono dicendo al Conte Tebaldo, che era a Casteltierry, che venisse a impalmar la donzella secondo la promessa. Ed egli bene il volea fare, quand’ecco arrivare a lui Messer Goffredo de la Cappella, che gli presenta lettere da parte il Re, per le quali gli scriveva così: — Sire Tebaldo di Sciampagna, io ho inteso che voi avete pattuito e promesso di prendere a donna la figliuola del Conte Piero di Brettagna. Pertanto vi mando che, sì caro come avete tutto quanto amate nel Reame di Francia, sì nol facciate punto. Lo ’mperchè di ciò voi ben vel sapete, poiché non ho io trovato giammai chi m’abbia voluto peggior male di lui. — E quando il Conte Tebaldo ebbe ciò inteso, tuttocchè si fosse mosso per andare a sposare la damigella di Brettagna, nullameno se ne ritornò a cheto in Casteltierry donde s’era partito.

Or come il Conte Piero di Brettagna, e li Baroni di Francia contrari al buon Re, i quali erano