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trovato modo di indirizzare tutta questa forza produttiva che ogni giorno esce dalle sue viscere, in una regione, in un sito dove possa piantare la sua bandiera e dove la ricchezza che vi si produce è ricchezza propria.
A questo vuol provvedere la Società di colonizzazione che sta fondando il De Lorenzo. O che siano gli ubertosi e ricchi territorii di Sciotel e dell’Africa Equatoriale o che siano terre di Australia, la Società si propone di colonizzarle per proprio conto. chiamandovi i cittadini italiani a fondarvi colonie agricole, assicurando ad essi il godimento, e, dopo un certo tempo il possesso.
È ovvio aggiungere che un sì grandioso progetto, patrocinato con tanto ardore ed onestà dal De Lorenzo e lodato da viaggiatori illustri come il Naretti, il Cecchi, il Martini ed altri, merita intero l’appoggio del governo e vi è da sperare che, appena concretato interamente, questo si avrà.
Certo in Italia — non bisogna illudersi — tutti sentono il bisogno di un’espansione coloniale, ma non di quelle fatte coi concetti e mezzi economici, commerciali. Una seria politica coloniale si può e deve farsi, nell’interesse della prosperità nazionale.
E, più che per forza d’armi, il governo riuscirebbe negli intenti, secondando i nobili tentativi della iniziativa privata che, mcnata innanzi con il vigore e l’energia che caratterizzano l’ingegnere calabrese, non