Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/151

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Il vecchio infervorato non lasciava il tempo di aprire la bocca.

— Se io esagero, — continuò, inarcando le sopracciglia e movendo quei due grandi specchi ustori che aveva sugli occhi, — se io esagero, mi possa cadere un fulmine sul collo, e restar qui, in nomine patris, filii et spiritus. È tutta una lega di moderati birboni....

Proprio in questo momento entrò il cavalier Balzalotti, che si fermò un istante a dare un’occhiata al predicatore.

— Tutta gente che vende la pancia al Governo. Rubano i ministri, rubano i segretari generali, rubano i capi divisione, e giù giù fino all’ultimo guattero del regno d’Italia, con Depretis alla testa, è una ladreria di mutuo soccorso....

A queste parole pronunciate in presenza di un superiore, Demetrio scattò come un razzo e alzando la voce anche lui con una furia caina (perchè ogni pazienza ha il suo limite) dimostrò al signor Isidoro Chiesa di Melegnano che non è alle persone di buon senso che si fanno certi discorsi, e che un pubblico ufficio non è un’osteria. Il suo tempo era prezioso, e se non aveva nulla di più bello di queste fanfaluche, andasse a contarle al suo avvocato. — Nell’eccitazione dell’ira il volto di Demetrio si fece rosso come la cresta del gallo, e i duri muscoli guizzarono sotto