Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/160

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— Lei, lei è troppo.... — balbettò Demetrio, agitando la mano stesa nell’aria.

— In quanto poi alla bella vedovina — scusi, Pianelli, se mi permetto di parlarle col cuore in mano, da padre — in quanto a lei, vorrei lavarmene a tempo le mani, in due acque, se non basta una, e lasciarla, dirò così, al suo angelo custode...., le parlo da amico, da padre, e, se crede, anche da suo superiore....

Gli occhi di Demetrio si trovarono pieni di lagrime prima ancora ch’egli sapesse perchè piangesse. La voce paterna del suo capo, la ragionevolezza de’ suoi consigli, lo stato d’irritazione in cui l’aveva lasciato quell’altro vecchio pazzo e, in mezzo a tutto ciò, più forte di tutto ciò, un improvviso sentimento della sua materiale e rustica ignoranza, finirono coll’avvilirlo.

In che modo aveva sempre vissuto fino adesso, per non accorgersi di ciò che era scritto sulle cantonate di Milano?

Un sentimento di pietosa confidenza lo condusse a fare innanzi al cavaliere tutta la confessione de’ suoi imbarazzi. Tenne gelosamente nascosto il motivo che aveva spinto Cesarino a finirla colla vita; ma fece capire ch’egli non poteva rifiutarsi di pagare qualche grosso debito d’onore, per salvare, se non altro, il nome di quei poveri figliuoli, che