Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/221

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un giorno o l’altro bisognava pur pagare, Demetrio nella sua miseria aveva dato fondo ad altre tre mila lire sue, messe in disparte per l’avvenire, frutto di pazienti e lunghe economie, vere gocce di sangue stillato da una vita povera, senza piaceri, senza passioni, senza capricci, economizzando il quattrino giorno per giorno, sul caffè, sul tabacco, sul companatico, sul filo e sui bottoni dei suoi vestiti.

Pasqua era qui. Domani egli doveva trovarsi col padrone di casa e regolare un’altra scadenza, o il padrone avrebbe sequestrato il letto e la pentola della minestra. Dove trovarle cinquecento lire lì sulla mano?

E s’adirava di più, perchè, mentre egli si struggeva il cuore in questa maniera per salvare un pagliericcio agli orfanelli, quella stupida donna, quella maledetta donna, continuava a congiurare sotto mano contro di lui, non capiva bene in che modo, ma era una congiura in cui entrava la Pardi, l’Elisa sarta, il sor Isidoro, il diavolo.... E pazienza gl’intrighi! Essa faceva di tutto per rivoltargli contro l’animo dei figliuoli.

Mario aveva già dichiarato con una strana insolenza che egli non voleva entrare in gabbia coi ciabattini. Essa metteva odio e antipatia dapertutto contro di lui, fin presso i bottegai e presso i vicini di casa, che, incon-