Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/390

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datore esagerava di proposito un fatto inconcludente per darsi della forza, per nascondersi in una nuvola temporalesca di sdegno, per vendicarsi insomma del vivo, picchiando sopra un morto. Volle giustificarsi, però senza andare in furia, e disse:

— Scusi, lei sapeva benissimo, anzi meglio e prima di me com’erano andate queste cose, e, se si ricorda, mi ha dato in questo preciso posto anche dei preziosi consigli. Se c’è qualcuno che deve lamentarsi, scusi, cavaliere, dovrei essere io, nel caso, perchè...., perchè.... chi ha fatta la più brutta figura in questa faccenda, chi è stato il più minchione sono io....

— Che mi sta a contare.... — interruppe con un brusco movimento delle mani il commendatore.

— No, scusi, lei si lamenta che le ho mancato di riguardo — tornò a dire Demetrio sospinto a poco a poco da una fiumana di cattivi umori, che non sentivano più la forza degli argini — e io mi permetto di chiedere a lei e al suo buon amico di Novara chi si è fatto più giuoco della semplicità, della debolezza.... e dei bisogni di una povera gente che, appunto perchè povera e debole, poteva meritare del.... della compassione.

Sospinto, trascinato, travolto dalla reazione della sua virtù, Demetrio trovò d’aver dette