Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/394

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di tutte le vergogne, di tutti i tedî sofferti in una lotta superiore alle sue forze cogli uomini, colle donne, coi vivi, coi morti, e (più terribile di tutto) con sè stesso.

L’uomo morto usciva, come evocato ancora una volta dal nome di quella donna che altri osava insultare in sua presenza: usciva da un apparente letargo di cinismo a protestare, e a vendicarsi un momento per ricadere forse per sempre nel buio della sua fossa, che non si sarebbe schiusa mai più.

Se ne accorse egli stesso quando, tirato dal Bianconi, attraversò l’anticamera in mezzo a un gruppo di persone, che lo guardavano con curiosità e che gli parvero ombre.

Si fermò un momento sulla scala, si svegliò, sto per dire, dal suo sogno, e cominciò soltanto allora a capire quello che il povero Bianconi andava ripetendo:

— Che ti salta in mente? sei matto? la ti gira? che diavoleria.... A un capo d’ufficio, a chi ti dà il pane.... E che te ne importa a te delle donne? lasciale nel loro brodo le donne.... Hai torto, hai fatto male: già, si vede che non sei guarito: dovevi stare a letto ancora qualche giorno.... Va a casa, Pianelli, lascia passare la scalmana, rifletti: cercherò di fare le tue scuse, dirò che sei malato, che è stato un equivoco, che hai creduto una cosa e invece era un’altra. Anzi dovresti scrivere