Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/528

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Povero Giovedì!... non voleva distaccarsi dal suo padrone.

Arabella, che aveva sognato nella notte il verso del cane, ebbe un brivido in tutta la persona. Tratta dalla successione delle idee, soggiunse:

— Stamane la mamma mi ha dimandato se io sapevo com’era morto il mio povero papà. Essa non sa ancora tutta la verità....

— Risparmiatele questo dolore.... E in quanto a te, Arabella, abbi pazienza. Vedrai che ti troverai bene alle Cascine. Paolino è buono e sarà per voi un secondo padre. Ci sono delle necessità, figliuola mia, ci sono delle necessità, credi a me, innanzi alle quali è religione chinare la testa.

— Lo so, povero zio! — esclamò con pieno abbandono la ragazza, alzando il braccio sul collo di Demetrio, che sedeva più basso.

Colla maniera con cui circondò il collo e con cui gli prese la mano, gli fece capire ch’essa non aveva bisogno d’altri commenti, e che sapeva tutto. Le anime semplici sono anche le più trasparenti. Essa tornò a sollevare gli occhi lucenti al quadrante dell’orologio, mentre Demetrio abbassava i suoi sulle rughe delle sue vecchie scarpe. Stettero così forse un minuto, senza parlare, durante il quale risonarono ancora le lamentele di Giovedì chiuso in gabbia. S’intesero così senza