Pagina:De Marchi - Il cappello del prete, 1918.djvu/100

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in cuor suo che, se la fortuna fosse arrivata un giorno prima, egli avrebbe potuto risparmiare di ammazzare il prete.

— Il paradiso e l’inferno sono in fondo a un sacchetto. Tu vi cacci la mano e tiri a sorte....

Così brontolava, scendendo lo scalone. Si sentiva stracco.... specialmente le braccia.

Giunto sulla porta, stette ad osservare svogliatamente il via-vai della gente che si rimescolava in varie direzioni, col passo lesto e dritto di chi sa dove va e quel che fa. Non pioveva più, ma l’atmosfera era bigia, carica di vapore. Le strade fangose, tetre.

Egli si sentiva una volontà piena di stoppa. Non sapeva se andare a casa, o se far visita a Marinella, o se doveva far colazione. Non aveva fame, anzi si sentiva la bocca amara ed impastata.

Passavano carrozzelle, birocci, omnibus pieni di gente: ognuno aveva un pensiero in capo, una voglia in corpo, qualche cosa da dire, da portare, da ricevere. Egli si trovava invece d’essere un uomo perduto in mezzo alla gente, precisamente come se la fatica fatta per ammazzare quel prete avesse consumata tutta la freschezza della sua vita e vivesse in sè come un uomo secco in un guscio secco.

Uno strano desiderio lo condusse verso i quartieri popolari del Mercato: ma a un certo punto si fermò. Gli sembrò che Napoli fosse piena di preti. Non ne aveva mai visti tanti. Ne spun-